Qui sono contenuti articoli pubblicati dai Soci, su riviste radioamatoriali nazionali e internazionali o scritti appositamente per essere pubblicati sul sito.
E' stata dedicata una sezione a parte ad articoli relativi al restauro dei tasti telegrafici.
E' presente il link alla pagina dedicata alla autocostruzione, in Attività di Sezione, contenente articoli dei Soci che descrivono quanto da loro realizzato.
E' disponibile inoltre l'archivio del Genzano Bulletin (notiziario pubblicato dalla Sezione tra il 1999 e il 2011) ed infine una raccolta di riferimenti a bollettini gratuiti del mondo radioamatoriale a cui si può iscrivere online.
L’apprendimento della telegrafia
Articolo scritto da Vito Rustia IZ0GNY
Questo articolo è di fatto la traccia della presentazione su questo argomento che l'autore propose al Terzo Convegno Telegrafico tenutosi a Roma il 5 dicembre 2015 (vedi la pagina del sito "Convegni Telegrafici Nazionali") ed è illustrato con strumenti della sua collezione, tranne che per l’Audible Audio Set la cui foto si deve alla cortesia dell’amico socio della Sezione Claudio IZØKRC, di cui invita a visitare il sito internet, sia per quanto riguarda specificamente la didattica della telegrafia (https://straight-cwcorner.jimdofree.com/teaching-instruments/), sia più in generale per l’impressionante mole di strumenti telegrafici in esso descritti (i link sono presenti nella pagina "Contributi dei Soci")
(accedi al link per scaricare l'articolo in formato pdf)
Missione POTA sul Vesuvio
Articolo scritto per il sito da Andrea Borgnino (IW0HK)
L'autore ci racconta la sua recente attivazione POTA sul Vesuvio, realizzazione di un piccolo sogno pianificato da tempo (accedi al link per scaricare l'articolo in formato pdf)
IL QSO IN CW (note per chi inizia)
Articolo scritto per il sito da Vito Rustia IZ0GNY
L'autore vuole fornire una guida per principianti alla conduzione dei primi QSO in telegrafia
(accedi al link per scaricare l'articolo in formato pdf)
Radiosonde meteo - Incontro con gli studenti dell'ITIS Pertini di Genzano (RM)
Articolo scritto da Attilio De Luca I0438/RM, Vito Rustia IZ0GNY. Estratto da RADIORAMA n.122
(accedi al link per scaricare il numero della rivista)
First Telegraphic Convention, in Ariccia, Italy, 18 October 2013
Articolo scritto da Vito Rustia IZ0GNY
Estratto dal Key Note magazine edito dal Fists Club.
I 150 anni del 73
Articolo scritto da Vito Rustia, IZ0GNY
Estratto da Radio Rivista, supplemento telematico del 06/2007
Sfogliando alcuni vecchi numeri di QST acquistati recentemente a un mercatino mi sono imbattuto in un bell’articolo scritto da Louise Ramsey Moreau, W3WRE/WB6BBO, intitolato Seventy-Three (1). Credo che valga la pena riproporne brevemente il contenuto, perché spesso noi radioamatori facciamo uso di espressioni, abbreviazioni, codici di cui non ci è più nota l’origine, mentre questa merita di essere riscoperta in quanto anch’essa è un aspetto, sia pur minore, della storia delle telecomunicazioni. “73” è una delle espressioni che usiamo maggiormente, avendo essa significato di saluto amichevole, e forse la usiamo giusto meno del “K”, o “over” che sia. La sua origine è stata spiegata in vari modi decisamente inverosimili, cui però è egualmente il caso di fare cenno in quanto parte di un certo folklore proprio del mondo dei telegrafisti, prima di vedere quale ne sia la vera storia. La prima congettura vuole che questa abbreviazione sia nata come espressione di augurio trasmessa dai telegrafisti ad Andrew Carnegie in occasione del suo 73° compleanno. Per chi non lo sapesse, Carnegie fu un industriale americano di origine scozzese, nato poverissimo nel 1835 e divenuto poi ciò che si dice un capitano d’industria nel campo dell’acciaio. La sua carriera lavorativa iniziò proprio come telegrafista all’ufficio di Pittsburgh della Ohio Telegraph Company, ma già allora l’abbreviazione “73” era in uso. Probabilmente questa falsa convinzione deriva dal fatto che quando Carnegie compì 73 anni i telegrafisti americani, non a caso, vollero celebrare con una festa quest’uomo di grande successo proveniente dalla loro categoria, e gli inviarono davvero un “73” nel messaggio augurale. Secondo alcuni il “73” sarebbe stato invece il segnale segreto di riconoscimento tra gli appartenenti al sindacato dei telegrafisti delle ferrovie. Solo che nel 1909, quando si dice che ciò accadesse, “73” era un segnale già universalmente in uso, e ogni telegrafista ne conosceva perfettamente il significato reale e vi rispondeva a tono. Un’altra più bellicosa spiegazione lo interpreta come augurio di possedere un fucile Winchester modello 73, uno dei miti della “frontiera” americana. Peccato però che questo fucile non fosse nemmeno nella più remota fase progettuale, quando il “73” già correva lungo le linee telegrafiche… Infine, la più lambiccata e buffa congettura, messa in giro dai CB americani, vuole collegare il “73” agli albori della radiotelegrafia e al mondo dei boscaioli. In accordo a questa teoria, vi sarebbero state stazioni radiotelegrafiche presso i campi di tagliaboschi. Un certo taglialegna, in una giornata eccezionalmente produttiva, avrebbe tagliato settanta alberi, e allora l’operatore della stazione del suo campo avrebbe mandato via radio a quello di un altro campo l’augurio che anche lì si potessero tagliare settanta alberi, ossia “70 trees”. Sarebbe bello sapere come queste parole siano diventate, in telegrafia, il numero 73! Finita questa carrellata di aneddoti pittoreschi, veniamo alla storia. Il “73” risale agli inizi del traffico telegrafico terrestre, e lo si trova già in alcuni dei primi repertori di codici numerici, con significati differenti ma tutti collegati al concetto che il messaggio era prossimo alla fine e stava per arrivarne la firma; non ci sono però evidenze che fosse effettivamente utilizzato. La sua ufficializzazione è sancita dalla pubblicazione “The National Telegraph Review and Operators’ Guide”, edita per la prima volta nell’aprile del 1857. Nel volume 1, numero 1, il “73” si trova elencato assieme STR 6-2007 15 Scaricato da www.supplemento-radiorivista.it ad altri numeri utilizzati, col significato testuale di “My love to you!”, significato che gli continua a essere dato anche in successive edizioni di questa pubblicazione. Lo si trova così anche in alcune poesie dell’ambiente telegrafico e in commenti relativi a due operatrici che avevano iniziato la loro attività. Mentre però altri numeri allora in uso hanno mantenuto sino ai giorni nostri il loro significato originario, ciò non è avvenuto per il “73”. Infatti già in occasione della National Telegraph Convention esso viene ad assumere un generico significato di fraternità, di saluto, di parola amichevole tra operatori, e ciò su tutte le linee e per tutte le compagnie. Questa idea fu di James D. Reid, uno dei membri della comitato istituito per standardizzare codici e abbreviazioni tra le varie compagnie. Nel 1859 la Western Union Company crea il “Codice 92”, ossia una lista di numeri da 1 a 92 cui corrispondono frasi standard ad uso degli operatori. In questa occasione il significato del “73” passa ad un molto forbito “Accept my compliments”, che con piccole variazioni conserva sui vari manuali sino al 1900. Su “The Telegraph Instructor” del Dodge viene riportato genericamente come “Compliments” mentre “The Twentieth Century Manual of Railway and Commercial Telegraphy” lo definisce in due modi: “My compliments to you” o puramente “Compliments”. Su “Telegraphy Self-Taught” di Theodore A. Edison si ha invece un ritorno ad “Accept my compliments”. Infine, dal 1908 l’edizione del manuale di Dodge riporta il significato odierno di “Best regards”, anche se in una diversa sezione del libro compare ancora il significato di “Compliments”. Da allora il senso di saluto del “73” è rimasto inalterato, senz’altro con una connotazione amichevole vicina a quella indicata da Reid. Questa la storia: certamente meno curiosa delle leggende, ma in ogni caso affascinante per il legame che mostra tra noi, radioamatori di oggi, e coloro che per centocinquanta anni ci hanno preceduti nel corso dell’evoluzione delle telecomunicazioni, e ai quali evidentemente non dobbiamo solo il progresso tecnico, ma finanche alcune consuetudini che persistono pur avendo noi perduto la conoscenza delle loro origini. (1) Louise Ramsey Moreau, WB6BBO: “SeventyThree”, QST, settembre 1963, pagg. 51, 166, 168. Il presente articolo è una molto libera riduzione in italiano di quello originale, con qualche mia aggiunta.
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